CAMERA POLICE DI FRANCK VIGROUX
R. Daniele / S. Bacon
10/5/20113 min leggere
Parliamo oggi di una vera e propria esperienza di contaminazione, più che di generi, di atmosfere e umori, ai limiti dell'improvvisazione in chiave rock con l'utilizzo di elettronica e la composizione
in chiave contemporanea tra costruzione del suono e suo sviluppo a livello intuitivo; ad opera del compositore e polistrumentista Franck Vigroux, anche fondatore e direttore dell'etichetta francese D'Autre Corde (Rif. 1).
La commistione di umori e suoni a cui ci riferiamo, e dall'impatto immediato, è subito evidente nel video di presentazione realizzato in occasione del Electricity Festival di Reims per il 5 ottobre, e che pertanto si riporta a fondo pagina. - Un ventaglio di elementi multimediali si trovano nel sito del compositore alla pagina "videos", accessibile inoltre tramite l'apposita voce a partire dalla home page della label. (Rif. 1-2) Mentre questo video presenta una seconda versione del pezzo intitolato Camera (traccia 2), comprendendo altri musicisti quali Matthew Bourne, Bruno Chevillon, Michel Blanc, il disco che stiamo ascoltando è un lavoro del tutto solistico. Anche le registrazioni degli strumenti, dalla chitarra ai synths alle percussioni sono state gestite e condotte dallo stesso compositore, la cui figura, nel caso dell'utilizzo delle tecnologie analogiche o digitali che siano, si coniuga con quella del tecnico. Dal punto di vista dei software impiegati, essi sono senz'altro stati diversi.
Si viene introdotti in questo singolare discorso compositivo con il vortice saturo e carico di frequenze medio-gravi che si arrichisce in crescendo per poi lasciare il campo, dopo il primo minuto, al solo ondeggiare roboante. In relazione a quest'ultimo si pongono inserti di frequenze altissime e un tipo vocale - che ritroveremo poi nella traccia 8 - il quale si presenta dal taglio morfologico drasticamente manipolato a livello spettrale, ma dall'elaborazione non dinamica, pronunciando frasi brevi talvolta ripetitive, non comprensibili, ma vicine alle parole "it can see me". Il brano termina con il nuovo incalzare delle fasce di rumore e dei suoini di alta frequenza in stereo e il decrescendo del tutto.
Rumore, saturazione, colpi taglienti a mo' di ritmo, un basso ripetitivo di matrice chiaramente rock, una maggiorazione dei colpi e una saturazione del rumore, costituiscono un ambiente dal taglio decisamente industrial, in cui l'elemento ritimico, nella sua ripetizione variata a blocchi, costituisce una costante. A ciò si aggiunge l'aternanza tra brevi frazioni di pregnanza rumoristico-sonora più o meno crescente e assenza della stessa e alternanza tra momenti più o meno saturi all'ascolto (tracce 2, 5, 7).
Con la terza traccia entra in scena un elemento accordale minimo ripetitivo, e al quale si incastrano tipi sonori precedentemente presentati e fasce sonore in micro movimento ma percettibile in termini di dinamica e di frequenza.
Il rumore e ogni relazione che lo stesso ha con la musicalità vera e propria, in stretto rapporto con il ritmo, rappresentano senz'altro l'insieme di elementi dominante nell'intero lavoro. D'altra parte i connotati ritmici si spingono a delineare con la traccia 8 una vera e propria ballata di industrial dub. (tracce 4, 6, 8).
In particolare, si possono scoprire: masse acquose e vitree, talvolta in rottura, suoni sintetici pseudo sinusoidali, messi in rapporto con inserti di frequenze altissime, e con l'utilizzo consapevole dei cosiddetti difetti digitali del suono, in un movimento stereo fatto di contrasti più o meno evidenti ai limiti delle soglie di udibilità; il tutto rapportato ai connotati di un antico sapore cinematografico d'ambientazione e prossimo ad un'immaginaria narrazione alla scoperta di nuovi orizzonti; fino a mostrare tutti i difetti sonori di un vinile con l'inizio dell'ultima traccia (10); mentre anche sapori propriamente elettroacustici, l'elaborazione di suoni e voci, la presenza in primo piano delle stesse in rapporto con elementi ritmati di silenzio, sfociano nelle ritornanti fasce di suono digitale e vocale, questa volta femminili (traccia 9); infine si delinea un riferimento alla ricerca timbrico-strumentale propria di gran parte della musica contemporanea, che viene presentato per poi essere letteralmente disperso e frammisto fino all'irriconoscibilità della massa estremamente variegata, spezzettata, di rumore-suono, che a sua volta viene interrotta da un monotonale canto corale (traccia 10).
Traccie nascoste, infine, sono la 11 e la 12; di esse vi lasciamo la piena sorpresa.
Un lavoro sapiente e decisamente interessante; di cui segue ogni riferimento web per l'approfondimento e l'acquisto. [S. Bacon/ R. Daniele]
Riferimenti:
1. http://www.dautrescordes.com/
2. http://www.franckvigroux.com/
3. http://itunes.apple.com/it/album/camera-police/id373073045